
di Gianni Clementi
con Paola Minaccioni, Riccardo Fabretti
regia Enrico Maria Lamanna
musiche Paolo Buonvino
scene e costumi Chiara Paramatti
aiuto regia Michele Savoia
disegno luci Pietro Sperduti
Un appartamento vuoto, in vendita. Una giovane coppia borghese, politically correct, sta valutando se acquistarlo o meno. Una coppia stanca, in crisi, arrivata presumibilmente al capolinea, che scompare nel bagno, impegnata nella visita degli ambienti. Dallo stesso bagno, dopo pochi istanti emerge una seconda coppia, anch’essa impegnata nell’identico sopralluogo. Una coppia coatta, nel senso più ampio del termine, aggressiva, “cattiva”, formata da un ambulante e una rumena, che fa di tatuaggi e griffes l’unico scopo di vita possibile. In effetti si tratta di un palazzo di nuova costruzione, nella periferia della città, e le due coppie stanno comprando due appartamenti speculari, anche se su piani diversi. Percorsi distanti, affidati apparentemente a parallele destinate a non incrociarsi mai. Ma il caso è sempre in agguato e delle coincidenze fortuite mettono in contatto i due nuclei: immenso è lo stupore quando si accorgono di avere la stessa casa. Non solo strutturalmente, anche l’arredamento è identico: totalmente firmato IKEA. Gli stessi mobili, soprammobili, piatti, posate… gli stessi quadri.
Come possono due realtà tanto dissimili possedere le stesse cose? Cosa possono avere in comune una vegana ed una ex prostituta? Un avvocato progressista e un ultrà tendenzialmente nazista?
Inizia una sorta di frequentazione forzata, per tentare di scoprire il perché di simili sconcertanti coincidenze…